Dalla Scuola Beretta alla London School of Economics: i benefici delle solide basi.

Ci scrive un ex studente della Scuola Beretta: Andrea Calabrò, neolaureato con 110 e lode alla Ca’ Foscari di Venezia (e miglior studente italiano) che ora frequenta la prestigiosa London School of Economics.

“Come Plutarco scriveva migliaia di anni fa “Gli studenti non sono vasi da riempire, ma fiaccole d’accendere”, e nulla, a mio parere, è più importante per uno studente che sviluppare la propria unica individualità e intelligenza. Un bravo insegnate, non è un semplice insegnante; è un educatore a tutto tondo.

Su questa linea, non posso che riconoscere l’importanza delle suole elementari nel mio percorso di crescita. Un’importanza fondamentale poichè, un albero è stabile solo se sono stabili le sue radici, non solo i suoi rami. Personalmente ho avuto la fortuna di avere delle maestre fantastiche che amavano il proprio lavoro tanto quanto io amavo, allora, giocare a calcio. Mentre nel calcio avere passione non è una condizione necessaria e nemmeno sufficiente per essere bravi, ritengo che un maestro con passione, non può che essere un bravo maestro. La ragione è che un maestro con passione affronta l’insegnamento con uno spirito diverso, ben percepibile anche a distanza. Egli interagisce con gli studenti, cerca il confronto, prova a crescere i suoi studenti crescendo prima sé stesso e, soprattutto, si concentra sul migliorare la classe nella sua globalità ma senza dimenticarsi mai delle singolarità. Una classe di ventenni è facilmente gestibile: tutti hanno la propria autonomia nello studio, tutti hanno la loro indipendenza nell’apprendere e, si spera, tutti abbiano coscienza delle proprie responsabilità. Una classe di bambini di 10 anni invece è infinitamente più difficile da gestire: pochi hanno la propria autonomia nello studio, un numero ancora inferiore ha l’indipendenza nell’apprendimento e forse nessuno ha ancora maturato la responsabilità per accorgersi dell’importanza della scuola. Il maestro deve quindi prendere per mano 20/25 individui, ognuno necessariamente diverso dall’altro e guidarli su tutti e i tre fronti senza imporsi, ma trasmettendo gli insegnamenti con pazienza. La mia esperienza è stata proprio così. Sebbene non fossi di certo un bambino facile (ogni anno record di classe per numero di note), vivacissimo, disordinato, curioso di mille cose e molto orgoglioso, non ho mai avuto modo di lamentarmi di nessun insegnante poichè mai nessuno di loro ha sbagliato l’approccio con cui trattarmi. Le mie maestre avevano la stessa furbizia, e maturità, che aveva mia mamma a casa; ancora oggi, mi ricordo le innumerevoli volte in cui mi veniva da sorridere quando me ne rendevo conto. Inoltre, nonostante fossi molto bravo a scuola, le mie maestre mi stimolavano sempre a non dormire sugli allori bensì a cercare di migliorare sempre più. E così con me, così con tutti i miei compagni. Non c’era, ovviamente, la pretesa che ognuno fosse bravo; c’era la pretesa, e la capacità, di tirare fuori il massimo di ognuno di noi. Il famoso “metodo di studio” che mi è stato insegnato in quinta elementare mi ha permesso di essere un bravo studente indipendente alle medie, al liceo e all’università. I benefici delle solide basi, non si fermano lì ma si moltiplicano esponenzialmente via via che si procede. Se adesso scrivo da una delle più prestigiose università al mondo, sono obbligato a riconoscere che il mio percorso accademico è stato necessariamente influenzato dai miei studi elementari. Adesso sto irrobustendo i rami dell’albero che sono, poichè ho la consapevolezza che le mie radici saranno solide abbastanza da supportarli.

La scuola è molto più che sterile nozionismo; la scuola è una palestra di vita.

Con affetto e gratitudine,

Vi auguro di continuare ad accendere le fiamme dei vostri studenti!”

Andrea

Il video della premiazione di Andrea a Ca’ Foscari

Articolo del Gazzettino del 9 novembre 2013