Martedì 28 marzo 2017 i ragazzi di tutte le classi hanno incontrato don Vincent Nagle, sacerdote californiano della Fraternità San Carlo Borromeo e Cappellano della Fondazione Grassi – Milano, l’istituto che si prendeva cura dell’assistenza a domicilio di DJ Fabo.
Don Vincent ci ha raccontato la sua esperienza di sacerdote nell’accompagnare i mille disabili, malati cronici e gravi in cura presso l’istituto milanese, tra cui anche Fabiano, il giovane DJ tetraplegico e cieco rimasto per molti giorni alla ribalta delle cronache per la sua decisione: concludere i suoi giorni in una clinica svizzera in cui si pratica il suicidio assistito.
Don Vincent ha raccontato l’incontro con la mamma di Fabiano e con Fabiano stesso, i due dialoghi avuti con loro e i suoi sentimenti, le sue reazioni, le sue preghiere scaturite da questo incontro. Impossibile qui riassumere la ricchezza e la quantità di esperienze che ha comunicato a tutti noi. Solo un fatto riportiamo come indicativo di ciò che il sacerdote californiano ha voluto comunicarci: quando, dopo la morte di Fabiano, Don Vincent ha rilasciato un’intervista a La Repubblica il giornalista gli ha chiesto se condannasse o no la decisione di DJ Fabo e la sua risposta è stata “No, come faccio a condannarlo. Non sono d’accordo con il suo gesto, ma non lo condanno”. Poi però, ci ha confidato, si è reso conto che la domanda fondamentale da porsi non è quella di scegliere tra condannare o no un uomo per le sue scelte, perché è molto più importante chiedersi e chiedere se si ama e se si è amata la persona che si ha davanti, la vera domanda è “Ma tu, io, abbiamo amato quella persona?”. Proprio sul desiderio, sulla possibilità e sulla capacità di amare veramente, ha concluso don Vincent, si gioca tutta la vita, si gioca tutto il suo senso e la sua bellezza. Ciò che resta, alla fine dei conti, non è quanto hai fatto, quanto hai accumulato, ciò che resta è quanto hai amato.
Grazie Don Vincent per questa semplice e grande testimonianza.

