Il più grande spettacolo del week end – Miguel Mañara

Mettere in scena il Miguel Manara di Milosz ha prodotto dei frutti inaspettati. Fin dall’uscita dal teatro molti erano commossi, ringraziavano gli attori per aver partecipato non solo ad uno spettacolo, ma ad un’esperienza per sè di cambiamento.

Queste alcune delle testimonianze raccolte:

Un genitore: “Certamente il contributo che ci ha regalato la scuola durante quest’ anno è stato fondamentale e importante sia per nostra figlia, che per noi genitori e famiglia. Come tanti genitori ci troviamo  fragili, disorientati ed impauriti davanti all’educazione, davanti all’adolescenza. Il fatto di avere questa ansia continua di  portarli ad essere pronti per affrontare la vita ci sembrava  e ci sembra in certi momenti una montagna invalicabile, un mare nero.  Grazie alla scuola, ai professori ci siamo sentiti accompagnati e presi per mano in questa nuova presa di consapevolezza necessaria per affrontare la vita, sia dal punto di vista didattico che esistenziale nel vero senso della parola […] In merito a ciò voglio portare due esempi recenti ma che mi hanno profondamente colpito: In questi mesi nostra figlia assieme ad altri stupendi ragazzi ha partecipato alla preparazione e messa in scena dello spettacolo teatrale.Soprattutto durante questo ultimo periodo di intense prove non ho mai sentito i ragazzi lamentarsi, sbuffare. Li ho sempre visti con il sorriso, con l’entusiamo nonostante la fatica, l’impegno. In particolare domenica dopo un pò di ore di prove ,nel momento di lasciarsi  e con l’impegno di ritrovarsi dopo qualche ora, non ho visto nei ragazzi facce stanche, imbronciate, ma solo felicità,e contentezza .Un po’ di giusta ansia per lo spettacolo. Eppure ne hanno fatta di fatica, ma che capacità di disporsi alla stessa. L’altro episodio, è sempre un dietro alle quinte del teatro: il prof. alla fine delle prove di domenica, dopo aver caricato i ragazzi con i meritati complimenti si è rivolto ai suoi attori chiedendo “cosa volete che io dica per presentare lo spettacolo?” Un prof con una lunga esperienza e una conoscenza incredibile che chiede ai suoi ragazzi di condividere assieme ancora qualcosa che li mette davanti all’esperienza che stanno vivendo. Ha chiesto ancora una volta un’ alleanza e  loro prontamente si sono fatti avanti. Mi sono commossa.Bè grazie di cuore per aiutarci a percorrere questo pezzo di strada assieme. Se fatto in buona compagnia è sicuramente meno faticoso e più produttivo.”

Un attore: “La cosa più grande che potessi fare quest’anno è stata proprio il teatro e sinceramente non me l’aspettavo, perché non  avendo una parte vera e propria credevo potesse essere una specie di passatempo, al posto di studiare magari. Invece è stata la “quieta grandezza”  che mi ha fatto fare un passo enorme.[…] Alla fine erano solo pregiudizi quelli che avevo ed erano quelli che mi bloccavano e non mi facevano toccare fino in fondo, in tutti i punti, quest’esperienza.  E’ diventato diverso il modo di stare a teatro, è diventato determinante, importante, curioso, divertente, profondo, intenso. Perciò questa “metamorfosi” è stata una “quieta grandezza”, perché è arrivata alla fine, senza avvisare e ed è stata veramente importante, tanto che vorrei rifare lo spettacolo altra centomila volte!L’inaspettato stupisce sempre l’uomo.”

Il protagonista: “Cosa è stato il teatro per me quest’anno? Quest’anno, per me, teatro è stato cambiamento.È cambiato il modo di fare teatro. Siamo passati ad un livello superiore dimenticandoci svariati passaggi intermedi. Il mio modo di recitare ha subìto un cambiamento sostanziale: da un “so cosa dire, so come dirlo”, sono passato ad un “so cosa dire, so come dirlo, so perché lo dico”. […]Io ero il protagonista, e come tale un po’ mi aspettavo che qualcuno, magari un po’ più ambizioso, digrignasse i denti. Più che normale, assolutamente comprensibile. L’anno scorso è capitato, per esempio. Quest’anno no! Eravamo tutti coesi verso un unico obbiettivo. […] Probabilmente anche il testo ha aiutato. Ogni scena, ogni singola scena, non dipendeva da me. Ero il protagonista, ma questo non importava nulla! Erano i miei compagni che reggevano la tensione della scena, dovevo affidarmi a loro. Sono loro che hanno fatto lo spettacolo, non io! […] Teatro per me è stato anche libertà. Il venerdì pomeriggio era per me un: finalmente c’è teatro! Sembra paradossale ma quando recito, ed impersono dunque un’altra persona, mi sento di più me stesso. Non so perché. Ma è così. È stato anche crescita. Sono assolutamente certo, senza ombra di dubbio alcuna, che se non avessi fatto teatro, o se non non fossi diventato Miguel, o se non avessimo messo in scena questa piéce, tutto sarebbe stato diverso. Adesso “vedo meglio. Eppure non ero cieco. Ma era la luce forse che mi mancava.” Quest’anno credo che abbiamo puntato troppo in alto, e i risultati ci sono sfuggiti di mano come un fiume impazzito, una magia incontrollabile. Ricordo con precisione quello che ho pensato il 27 notte, prima di addormentarmi, ripensando ai risultati pazzeschi che la rappresentazione ha avuto sul pubblico: “Ma cosa abbiamo fatto?”.

Miguel Mañara set fotografico