L’esperienza dell’adozione a distanza di Othniel: una speranza per qualcuno, anche a 6000 chilometri di distanza
Era il 2010 quando un terremoto devastò Haiti, lasciando la popolazione in una situazione tragica e catastrofica. Ad alcuni studenti del Liceo Romano Bruni venne l’idea di fare qualcosa di significativo, di reale, per poter aiutare in qualche modo quelle persone alle quali non era rimasto niente, se non la disperazione. Tramite l’AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale – www.avsi.org), fu possibile mettersi in contatto con un bambino di quelli colpiti dal terremoto, di nome Othniel Francois, e iniziare a mandargli una piccola somma annuale per poterlo aiutare a riprendere una vita pressoché normale. Questa iniziativa che partiva appunto dagli studenti, è sempre stata continuata, e ancora oggi, a distanza di quattro anni dal terremoto, Othniel continua ad andare a scuola grazie al contributo del Liceo Bruni. La somma è di 300 euro, tutti ricavati da iniziative degli studenti come feste o vendita di merende (una data classe porta del cibo e lo vende alle altre classi durante l’intervallo). I soldi vanno quindi all’AVSI, che si incaricherà di farli arrivare ad Othniel. Il bambino, che ora ha otto anni, è stato abbandonato dal padre durante il terremoto, e sua madre non riesce a seguirlo completamente. È stato quindi affidato ad una assistente sociale e grazie a noi può permettersi una adeguata educazione scolastica. Lo scorso anno è stato anche possibile collegarsi via Skype per poter salutarlo “faccia a faccia”.
È inoltre arrivata a scuola recentemente una busta dove, oltre al modulo per poter continuare l’iniziativa, vi era una lettera scritta da Jeannette Singeoire, la nuova assistente sociale del bambino, dove ci diceva che nonostante la popolazione di Haiti non si fosse ancora ripresa, Othniel era contento e studiava molto. Ci è stato anche detto che sua sorella ha recentemente messo al mondo un bambino. Nella busta vi era anche una lettera da parte di Othniel stesso dove ci ringrazia molto.
I docenti hanno sempre sostenuto questa iniziativa, anche perché rappresenta un punto di crescita degli studenti e una possibilità per questi ultimi di aiuto concreto, una possibilità di portare un minimo di felicità a un bambino che ne ha bisogno. Questa iniziativa è una speranza per qualcuno, nonostante 6000 chilometri di distanza.