Il tema scelto quest’anno per l’Educazione Civica in classe IV è il volontariato.
Abbiamo voluto affrontarlo non solo in modo teorico con alcune lezioni di storia o di diritto, ma anche e soprattutto incontrando le persone che lo vivono in prima linea, o se ne occupano in vario modo. Queste potevano restituirci il valore più autentico del volontariato. Perché si tratta di un’esperienza vissuta.
E’ così che abbiamo incontrato:
- I volontari dell’associazione ADMO.
- Serena Piccolo: giovane studentessa di Pomigliano d’Arco, affetta da aplasia midollare, che ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per l’esempio di tenacia e coraggio dimostrati nel fare a tutti i costi l’esame di maturità in presenza guardando i suoi professori negli occhi. Lei stessa ha ricevuto il trapianto di midollo.
- Adriana Tacchia: già assessore al Terzo settore del Comune di Saonara.
- Francesca Schiavolin: nostra studentessa del quinto anno che presta servizio volontario nella Croce Verde.
- Elena Mazzola: presidente della ONG Emmaus che si occupa di ragazzi orfani o disabili in Ucraina fino allo scoppio della guerra e oggi in Italia.
L’ultima personalità incontrata ci ha fatto andare un po’ più in alto, se così si può dire, perché il volontariato nasce sempre dal basso della società o meglio ancora dal profondo dei rapporti personali e della persona.
Abbiamo incontrato Emanuele Alecci, già presidente del Movimento di Volontariato Italiano, quindi presidente del Centro Servizio per il Volontariato della provincia di Padova. In questa carica ha curato la candidatura di Padova a Capitale Europea del Volontariato, risultato raggiunto nel 2020 facendo diventare Padova la prima città italiana a detenere tale titolo.
Tutto nasce per lui, ci ha raccontato, dall’esperienza di obiettore di coscienza con Caritas nella gestione degli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Irpinia e quando, durante la Guerra dei Balcani con i Beati costruttori di Pace ha gestito la raccolta di generi di prima necessità per Sarajevo. “Ancora sento l’odore della calce e del disinfettante che spruzzavamo nelle zone dove tutto era crollato”.
Ma poi ha allargato gli orizzonti in un modo davvero interessante con una nettezza e un fuoco di fila di esempi davvero vivaci: “E dopo l’emergenza? Tutto risolto? No. E’ qui che si gioca di nuovo l’esperienza del volontario. Quella persona che hai aiutato vive 24 ore al giorno. Non solo quando le hai dato un pasto o l’hai portata a casa. Ci vuole ancora altro: il calore, l’implicazione umana, il punto di vista, gli occhi del volontario. Che vede il bisogno e se ne fa portavoce presso le istituzioni. Per un anno ogni 15 giorni siamo andati da Padova all’Irpinia. Sono nate amicizie. Pensate che uno si è sposato ed è rimasto là a vivere. Un altro si è fatto prete. La prossima settimana torno in un paese dove ho ancora degli amici.”
Ci ha dato la prospettiva che il volontariato è molto di più di fare il barelliere, è essere cittadino, attuare la costituzione e seguirne i valori fondanti. “Se un volontario della croce rossa si accorge che è già andato a quell’incrocio di strada per emergenza dopo un paio di incidenti … voi capite che lo dovrà pur dire ai vigili urbani, al sindaco, che quella strada è pericolosa e magari sarebbe meglio fare una rotatoria”.
E con nettezza ancora: “Se uno è volontario non vive di quello, fa un altro lavoro. Certo qualcuno dovrà anche lavorare e prendere uno stipendio per i servizi che hanno a che fare con il volontariato, ma la persona volontaria non si muove per lo stipendio. E’ un di più che dà. E si accorge che donare è molto bello. E formativo. E cambia la vita.”
Dopo aver percorso tutta la procedura della candidatura di Padova a Capitale Europea del Volontariato aggiunge: “E pensate poi cosa è successo nell’anno di Padova capitale: il covid. Una sfortuna. Tutti gli eventi organizzati, le associazioni incontrate e chiamate a testimoniare, erano tutti bloccati per il covid. Invece!!!!
Sì, le sinergie in essere hanno permesso di fare una cosa impensabile: collaborare tutti per mettere in piedi una rete di assistenza agli anziani, di spese a domicilio, di aiuto alle scuole nella consegna dei PC per la dad, di aiuto nei punti critici di assembramento, di avviso alla popolazione, di distribuzione dei presidi sanitari.” Una capitale del volontariato che lo ha subito attuato e non solo celebrato. Persino le concessionarie di auto hanno dato dieci mezzi per portare in giro i beni di prima necessità. 1670 nuovi volontari hanno aderito al il progetto “Per Padova noi ci siamo” in tutta la provincia.
Insomma, una lezione davvero ricca e piena di prospettiva!
