Ingegnere e data scientist in Belgio, Paola Masuzzo, 35 anni, siciliana, è Data Scientist a Ghent per una multinazionale e ricercatrice indipendente per l’Institute for Globally Distributed Open Research and Education.
Quando otto anni fa ha lasciato Avola, il comune siracusano in cui è cresciuta, Paola Masuzzo aveva 26 anni, una laurea in Ingegneria elettronica all’Università di Catania e una specialistica in Ingegneria Biomedica alla Sapienza di Roma, finita con una tesi magistrale nei laboratori dell’Università dello Utah – negli Usa.
Oggi ha 35 anni e vive a Ghent, dove ha conseguito un dottorato di ricerca e un post-dottorato in Bioinformatica per poi diventare Data Scientist.
Mai lavoro più interessante e più attuale di questo: lavorare sui grandi dati, saperli interpretare e comunicare. Da questi dati, oggi raccolti grazie ai grandi colossi del web, dipendono politica, economia, scienza e tutti noi.
Così con i ragazzi del liceo abbiamo incontrato Paola Masuzzo e le abbiamo posto alcune domande:
Perché i dati sono preziosi? Dei dati se ne può fare un uso “nocivo”?
Quale percorso formativo suggerisci (o è necessario) per fare questo lavoro? C’è un’estrema pluridisciplinarietà e sono richieste molte competenze: ci sono dei percorsi che non sviluppano quanto sarebbe necessario per tale lavoro? Lavori in Belgio da una decina di anni: ti senti un “cervello in fuga” o hai la sensazione che ormai lavorare a Ghent, a Milano, a Berlino sia tutto sommato la stessa cosa?
