Cattedrale di Padova, lunedì 14 dicembre
IL VESCOVO DI PADOVA CLAUDIO CIPOLLA HA VOLUTO INCONTRARE GLI ALUNNI E GLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE PARITARIE CATTOLICHE
La cerimonia prevedeva anche il passaggio della porta della Misericordia in Occasione dell’Anno Santo
QUESTA LA TESTIMONIANZA LETTA NELL’OCCASIONE DAI RAGAZZI DEL LICEO
Cinque milioni di persone che, per un giorno intero, fanno la spesa non solo per sé, ma anche per chi ne ha più bisogno è quello che accade ogni anno nella giornata della Colletta Alimentare. E’ accaduto anche quest’anno sabato 28 novembre in oltre 11mila supermercati di tutta Italia. I numeri parlano: solo lo scorso anno sono state raccolte in Italia oltre novemila tonnellate di alimenti, destinate ai più poveri. L’appuntamento nasce nel 1997 dalla Fondazione Banco alimentare, ed è ormai diventato una tradizione anche nelle nostre scuole.
Questo gesto di generosità è piccolo, quasi banale, ma ci mette in moto insegnanti e studenti come le migliaia di volontari che mettono a disposizione qualche ora del loro sabato e come tutti gli uomini di buona volontà che, facendo appunto la spesa per sé, comprano anche per chi ha più bisogno.
Vi partecipo ogni anno, da quando frequentavo la quarta elementare e vi andavo con mio papà: allora era un gran divertimento. C’erano altri miei compagni di classe e ragazzi più grandi, della scuola media e del liceo. Le maestre ci hanno educato a questo gesto di carità; oggi, vi partecipo insieme ad altri miei insegnanti e altri bambini e ragazzi, con una coscienza più grande di che cosa andiamo a fare.
La cosa più interessante sono gli incontri. C’è qualche cosa nel fare la carità che cambia la gente. Giovani famiglie, coi bambini, e anche molti anziani. Capita di incontrare persone evidentemente povere che danno una scatola di pasta, altre che danno borse della spesa piene di prodotti per bambini. Qualcuno esce dal supermercato dicendo: “Mi dispiace più di così non posso dare quest’anno, faccio fatica anch’io”. O qualcun altro, che magari entra borbottando ed esce con il sorriso di chi compie qualcosa di buono e mette la sua borsetta nel carrello della Colletta. Capita anche che il ragazzo extra-comunitario che di solito è al parcheggio del supermercato e chiede tutti i giorni l’euro del carrello alle signore che fanno la spesa, si metta ad aiutare i volontari e alla fine della giornata compri anche lui qualcosa per chi ha ancor più bisogno.
La cosa per me più significativa quest’anno è stata questa.
La professoressa con cui ero al supermercato, mentre eravamo ad aspettare la gente al freddo, mi ha chiesto perché facevo il volontario. Ci ho pensato e mi ha fatto rendere conto che non lo facevo solo perché è giusto, perché si fa del bene o perché è una bella occasione. Alla fine le ho detto: “Perché mi rende felice”. E’ infatti questo che io cerco, ma che spesso non trovo in altre cose.
So che con questi gesti, infatti, non si risolvono i problemi della fame nel mondo sebbene aiutino molte persone; però mi hanno insegnato che la cosa più interessante è che facendo gesti così scopro la mia umanità, e l’umanità delle altre persone che in fondo in fondo non vedono l’ora di avere un’occasione per fare del bene, anche se non lo sanno.
Mi sembra che questa umanità che scopriamo, questo senso di bene che viviamo durante la colletta alimentare siano più grandi del male.
Per questo la Colletta di quest’anno è stata per me la risposta più grande agli attentati terroristici di Parigi. Perché la carità può vincere sulla paura e il senso di smarrimento provato di fronte a quei fatti può essere sconfitto da qualcosa di buono che mi fa scoprire il bisogno vero di me e dell’altro, cioè l’essere amato.