La visita al Talent Garden di Milano e l’incontro con i giovani imprenditori di “Moze” sono stati il contenuto dell’uscita di accoglienza di quest’anno, cui hanno partecipato gli studenti di tutte le classi e gli insegnanti del Liceo scientifico Romano Bruni lo scorso 9 ottobre.
La proposta è nata dall’idea di far incontrare i nostri studenti con una esperienza positiva e creativa di risposta al difficile momento di crisi che stiamo vivendo. Così abbiamo scelto l’esperienza di giovani che hanno creato una startup. Abbiamo raggiunto Giovanni Zennaro, che già conoscevamo perché nel 2010 ha tenuto un corso di fotografia ai nostri studenti. Oggi, insieme a Matteo Montolli e a Sergio Panaria, dirige “Moze”, un digital creative studio che sviluppa soluzioni web per aziende e altre startup. Disegnano siti e applicazioni e li sviluppano tecnologicamente.
La loro sede è il Tag, un CoWorking Campus del digitale che ospita startup, freelance, agenzie e imprese in uno stimolante contesto open space. Professionisti ed esperti del digitale condividono gli spazi e collaborano, ciascuno nella propria postazione – funzionali scrivanie rigorosamente in cartone – ma anche, nella pausa caffè, si sfidano con il calcio balilla o con qualche partita alla play-station. Sono certi infatti che il lavoro ha bisogno di essere stimolato anche da momenti di creatività e svago.
Giovanni ci ha raccontato la sua storia, dalla scelta degli studi dopo il liceo ai reportage fotografici in Medio Oriente, fino ad arrivare ad aprire una società all’età di vent’anni. Nelle sue parole erano evidenti l’intelligenza di saper cogliere le occasioni, l’intraprendenza nelle decisioni, il saper seguire inclinazioni e desideri. Ha descritto un inizio non semplice – la sede di Giovanni e Matteo all’inizio… era una panchina ai giardini pubblici – ma pieno di entusiasmo: non hanno avuto paura di rischiare, hanno lavorato senza risparmiarsi. Oggi sono in 12 a lavorare in “Moze” e stanno raccogliendo sempre più clienti e soddisfazioni. Un modo sveglio di capire e intervenire nella realtà, ci ha detto Giovanni, viene anche dall’approccio alle cose che si impara a scuola. Nelle sue parole è rimbalzato evidente per noi l’invito ad aver cura che il nostro sia un lavoro ben fatto, a non esitare a chiedere aiuto a chi ci è a fianco, a gustare e perseguire il bello.
Che cosa hanno portato a casa i nostri studenti?
A qualcuno è piaciuto l’accento sulla parola “sogno”: i sogni si possono realizzare, non vanno archiviati, perché sono desideri da seguire con coraggio. L’andare all’estero per fare un’esperienza è davvero sempre più formativo, ma è importante anche rimanere in Italia e “inventarsi” il lavoro: bisogna credere in questa possibilità.
C’è chi è rimasto colpito dal fatto che Giovanni sia riuscito a costruire ciò che desiderava perché non ha avuto paura a rimboccarsi le maniche e a seguire la sua passione. Ha creduto nella sua creatività, vincendo quella rassegnazione che vediamo purtroppo sempre più diffusa anche tra i giovani.
Ecco infine le parole di una studentessa di V: “Credo che la gita di quest’anno sia stata la più bella in assoluto perché mi ha risvegliato dal letargo post inizio scuola che stavo vivendo, in cui predominava la fatica dello studio e dello stare a scuola. Era esattamente ciò di cui avevo bisogno. In particolare, oltre all’idea straordinaria del Talent Garden, di Giovanni mi hanno colpito l’attenzione a non lasciarsi scappare nessuna occasione, a non escludere a prescindere alcuna possibilità, situazione, scelta. E questo è esattamente quello che chiedo io quotidianamente: di appassionarmi alle cose che incontro, di essere attenta, di accorgermi delle situazioni create per me e per la mia maturazione e, molto concretamente, di non scartare e catalogare a prescindere quello che incontro nelle materie che non mi piacciono. Ora la sfida è vivere l’esperienza della gita nel quotidiano”.
Insomma la gita è stata un suggerimento per tutti, studenti e insegnanti. La curiosità che ha destato è l’inizio di ogni possibile “impresa”!